Vicenza, Giovedì 9 Maggio 2024

>> Anno 2012

In tempi di crisi, anche alle aziende vinicole va chiesto un sacrificio

di Giuseppe Rebecca
EUTEKNE.INFO - Il quotidiano del Commercialista, 6 novembre 2012

Caro Direttore,

in Italia da sempre c'è una situazione incongrua e irrazionale, sotto l'aspetto dell'inquadramento fiscale per i produttori di vino.

Le società semplici, e così è stato per qualche anno anche per le altre tipologie societarie, godono di un trattamento di favore; il loro reddito è determinato sulla base del reddito dominicale e agrario. E questo inquadramento riguarda il piccolo viticoltore - quello che imbottiglia il vino per sé, per la sua famiglia o per gli amici, il che è più che ovvio - ma anche le grandi aziende, i grandi marchi nazionali, il che è meno ovvio. Tale inquadramento è invero previsto per tutte le attività agricole, ma è soprattutto quella vitivinicola che può produrre redditi elevati.

Si pensi alle aziende vinicole più note; tutti i vignaioli hanno una loro società semplice che produce e vende ad una loro commerciale, oppure anche a terzi, al prezzo che ritengono più opportuno. Posto che la società commerciale qualcosa deve guadagnare, il prezzo di acquisto è spesso determinato in funzione del risultato economico atteso per la commerciale, reddito che sarà tassato normalmente. Il vero utile è però nella società semplice, che non paga alcunché, essendo il reddito determinato appunto catastalmente. La situazione non è certamente equa, e stupisce osservare come ancora non sia stato eliminato questo privilegio che sa di altri tempi.

La soluzione è semplice: per gli agricoltori, limitare la tassazione al reddito dominicale e agrario fino ad un certo fatturato. Oltre, l'imponibilità diventa normale. In un momento in cui tutti sono chiamati a far sacrifici, potrebbe risultare equo chiedere anche ai vignaioli un aiuto alle finanze erariali. E berremo tutti più contenti.

Giuseppe Rebecca
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Vicenza

Stampa