La Balanced Scorecard: un modello di misurazione delle performance
di Barbara Bagnara
Il Commercialista Veneto, N. 196 - Luglio/Agosto 2010
La Balanced Scorecard è una metodologia di misurazione e gestione delle performance, nata negli Stati Uniti agli inizi degli anni novanta, e formalizzata per opera di due studiosi americani: Robert Kaplan, professore dell’Università di Harvard e David Norton, presidente della Nolan Norton i quali conclusero un progetto di ricerca dal tìtolo “Measuring Performance in the Organization of the future”.
Per dare il nome al loro modello, Kaplan e Norton presero, come riferimento, i tabelloni utilizzati per il conteggio dei punti nelle partite di baseball e basket; in questi due sport, infatti, il punteggio della partita deriva dalla combinazione di tanti eventi e tante variabili, che si rende necessaria un’attenta analisi per conoscere l’esito finale della partila.
L’obiettivo del loro studio era quello di analizzare l’esperienza di dodici grandi aziende particolarmente sensibili agli inconvenienti derivanti dall’impiego di sistemi di misurazione di tipo tradizionale e, proprio per questo motivo, disponibili a sperimentare nuovi approcci al problema. I numerosi incontri con le aziende hanno permesso e favorito la nascita del concetto di Balanced Scorecard, la quale, nonostante la sua prima formulazione “grezza”, rappresentava un grosso passo avanti e un taglio netto con il passato, focalizzato su indicatori di tipo economico-finanziari di contenuto limitato e spesso fuorviante rispetto ad una chiara ed organica rappresentazione della realtà.
Tale “scheda di valutazione bilanciata” o “cruscotto aziendale bilanciato” rappresenta una metodologia di controllo strategico utilizzata in una struttura multidimensionale per descrivere, attuare e gestire la strategia di tutta l’organizzazione allo scopo di tradurre la missione e la strategia aziendale in una serie completa di misure della performance. In tal modo viene a delinearsi un nuovo sistema di management in cui la Balanced Scorecard ha il merito di collegare gli obiettivi operativi a breve termine con gli obiettivi strategici a lungo termine, ponendo a confronto misure finanziarie e non, prospettive di performance interna e di quella esterna.
Questo modello di supporto alla gestione aziendale, nato come strumento di misurazione bilanciata dei risultati tramite indicatori di natura non solamente economico-finanziaria, è stato in seguilo sviluppato fino a diventare una componente essenziale nel processo di comunicazione, realizzazione e revisione della strategia.
Sono due i principi cardine del modello che, favoriti dalla specificazione degli obiettivi istituzionali lungo le linee gerarchiche aziendali ne hanno
guidato l’evoluzione: da un parte la focalizzazione di ogni decisione intorno alla mission e dettagliati dalla strategia, dall’altra, l’allineamento dei
comportamenti verso il raggiungimento di risultati coerenti tra loro. Infatti nel loro lavoro, D’Aries e Nonini sostengono come il
successo della Balanced Scorecard nel settore privato può essere giustificato da due punti dì forza nel la fase di programmazione strategica di
un’organizzazione: da un lato, la Bsc permette di ‘‘tradurre” la strategia in termini operativi, dall’altro, permette di “comunicare” la strategia a tutti
i livelli dell’organizzazione.
Il modello Balanced Scorecard è caratterizzato da un bilanciamento tra misure di performance di natura puramente economica (lagging indicators), e
misure di performance di natura non economica (leading indicators), tra misure di risultato e misure che indirizzano le performance future.
Nata come strumento bilancialo per la misurazione della performance dell’organizzazione, nel corso degli anni la Bsc si è evoluta fino ad affermarsi come uno dei più efficaci sistemi di management strategico per l’esecuzione della strategia e la sua traduzione in azioni, per l’allineamento delle risorse organizzative, attraverso cui definire e tradurre vision e mission in azioni, pianificare e fissare gli obiettivi in base alle strategie aziendali.
Si tratta di uno strumento attraverso cui guidare ed impostare le strategie dell’azienda in maniera efficiente: “The Balanced Scorecard translates an organisation’s mission and strategy imo a comprehensive set of performance measures that provides the framework for a strategic measurement and management system”.
Il modello impostato dagli autori segna, dunque, il superamento di una visione monodimensionale, e il passaggio ad una visione multidimensionale e “bilanciata” delle diverse componenti della gestione aziendale. I risultati di questo studio, pubblicati nel primo articolo dedicato alla Balanced Scorecard “The balanced scorecard-measures that drive performance”, avevano dimostrato come alcune aziende stessero progressivamente abbandonando i tradizionali strumenti di analisi basati prettamente su indicatori economico-finanziari, lasciando sempre più spazio ad altre misure in grado di fornire una visione più approfondita e realistica della realtà aziendale.
All’interno dello studio condotto, Kaplan e Norton hanno identificato alcuni fattori comuni ed omogenei che hanno consentito loro di proporre un nuovo sistema di misurazione delle performance articolato su quattro prospettive di analisi (financial, customer, internal process, innovation and growth) ossia il modello della Balanced Scorecard.
I due autori avevano evidenziato inoltre come i sistemi tradizionali per la misurazione delle performance, utilizzati sino a quel momento, non riuscissero a fornite alle imprese le giuste informazioni per permettere loro di essere competitive in un contesto sempre più innovativo e tecnologico. Gli indicatori tradizionali erano infatti statici rispetto al dinamismo che stava caratterizzando il sistema e alle nuove sfide che dovevano affrontare le moderne organizzazioni.
Negli anni immediatamente successivi a questo studio numerose aziende decisero di adottare il modello, dimostrando come, non solo fosse applicabile, ma, nella maggior parte dei casi desse risultati sorprendenti. Si scoprì, infatti, che il modello rappresentava una risposta particolarmente efficace per risolvere il problema dell’integrazione tra indicatori economico finanziari e non. La Balanced Scorecard riesce, in effetti, ad offrire al management una visione equilibrata ed organica delle performance aziendali, in grado di interiorizzare il principio dì multidimensionalità e di trovare il giusto legame tra indicatori differenti. L’approccio di Kaplan e Norton radicale ma estremamente semplice mise in risalto l’applicabilità delle misurazioni nelle quattro aree, distinte e tuttavia correlate: economico-finanziaria (economic), cliente (customer), processi interni (internal process), apprendimento e crescita (learning & growth).
La prospettiva economico-finanziaria
La prospettiva economica considera il punto di visto e le aspettative degli azionisti e degli altri stakeholder: “Building a strategy map typically starts with a financial strategy for increasing shareholder value”. Gli obiettivi della prospettiva economico-finanziaria servono ad orientare la ricerca e la definizione degli obiettivi di tutte le altre prospettive del cruscotto: tutte le misure scelte dovrebbero costituire infatti un anello della catena di rapporti causa-effetto che determinano un miglioramento della performance finanziaria “The financial perspective contains outcome measures that result from achievement of objectives in the lower perspectives’’. Molte imprese propongono obiettivi economico-finanziari identici a tutte le unità di business: questo è un approccio che, se consente da un lato di valutare con lo stesso criterio i manager delle varie unità, dall’altro deve considerare che le unità di business possono perseguire strategie del tutto differenti e che quindi è molto più opportuno individuare gli indicatori appropriati per ogni unità di business. La scheda di valutazione bilanciala permette di specificare non solo l’indicatore con cui valutare il successo a lungo termine dell’impresa, ma anche le variabili più importanti per creare ed incentivare gli obiettivi finali, poiché i driver della prospettiva finanziaria sono disegnati appositamente per il settore, il contesto competitivo, la strategia dell’unità di business. Le imprese possono scegliere gli obiettivi economico-finanziari, ad esempio, tra l’aumento dei ricavi, l’incremento della produttività, la riduzione dei costi, l’utilizzo delle risorse patrimoniali o la gestione del rischio aziendale: per il raggiungimento di uno o più di questi obiettivi concorreranno le misure comprese nelle altre prospettive, perché la scheda li collega tra loro attraverso le relazioni causa-effetto.
La prospettiva dei clienti
Nell’era della old economy, le strategie di business erano guidate dal prodotto secondo lo slogan “produrre e vendere”. Le imprese ottenevano successo da un lato, grazie ed efficienti processi gestionali operativi e dall’altro grazie a processi d’innovazione. I primi, localizzati sulla gestione dei costi, le economie di scala e la qualità, permettevano di fornire prodotti a prezzi che creavano buoni margini pur continuando a risultare sostenibili per la clientela; i secondi davano origine ad un flusso continuo di nuovi prodotti che aiutava ad incrementare i ricavi e la quota di mercato. La gestione dei clienti si concentrava sulle transazioni (promuovere e vendere le merci realizzate dall’impresa) mentre non costituiva una priorità instaurare rapporti con la clientela. Con l’avvento della new economy si assiste ad un’inversione di rotta: il cliente è posto al centro delle strategie per la creazione del valore secondo lo slogan “customer satisfaction”, che diventa una filosofia, un modo di concepire il business. Sono infatti i clienti ora a guidare e “tirare” la domanda secondo una logica di gestione degli ordini pull e non più push. Il fattore critico di successo e
la competitività delle soluzioni pull nasce dalla capacità di rispondere prima dei concorrenti alle mutevoli esigenze della domanda e questo si applica sia ai flussi di materiali che a quelli delle informazioni e delle comunicazioni. Considerando questo dinamismo un’impresa non può più definire il successo dei suoi processi di gestione della clientela in base al semplice fatto che generino una transazione; i processi di customer management devono aiutare ad acquisire, mantenere ed incrementare rapporti a lungo termine e redditizi con i clienti target. All’interno di questa dimensione si evidenza la necessità di creare valore per il cliente finale per assicurare il successo dell’azienda nel tempo.
Le imprese individuano cosi i segmenti di clienti e di mercato nei quali hanno deciso di essere competitivi: con la prospettiva della clientela sono in grado di verificare che le misure primarie che qualificano t loro rapporti con i clienti, e quindi la soddisfazione, fedeltà, conservazione, acquisizione, redditività, siano in linea con i segmenti prescelti. L’attenzione alle esigenze del cliente ha col tempo acquisito sempre maggiore importanza, tanto che i manager delle unità di business devono essere in grado di tradurre la missione e la strategia in obiettivi specifici legati al mercato e alla clientela. Una volta identificati i clienti target, l’azienda deve definire la strategia da implementare: “the value proposition defines the company s customer strategy by describing the unique mix of product, price, service, relationship, and image that a company offers its targeted group of customers. Il should communicate what the company expects to do for its customers better or differently than its competitors”.
La scheda di valutazione bilanciala, che descrive la strategia di un’impresa, dovrebbe poi individuare gli obiettivi della clientela in ogni segmento prescelto. Conclusa la prima fase di individuazione dei mercati e dei clienti target da un lato, e della value proposition applicabile ad essi dall’altro, è necessario proseguire selezionando gli obiettivi e gli indicatori utilizzabili all’interno della customer perspective.
Generalmente le aziende utilizzano due tipologie di misure per l’analisi della prospettiva del cliente: le misure primarie (core measurement group), valide per tutte le organizzazioni e che si possono raggruppare e collegare in una catena di rapporti di causalità e i driver della performance legata ai clienti, che sono parametri che analizzano altri caratteri qualitativi che, se soddisfatti, consentono alle imprese di mantenere ed espandere la loro attività e quindi sono in grado di creare valore, ottenendo elevati valori nelle performance primarie.
La prospettiva dei processi interni
Dopo aver individuato obiettivi e misure per la prospettiva economico-finanziaria e per quella della clientela, le imprese sono in grado di focalizzare gli indicatori su quei processi che consentono di raggiungere gli obiettivi fissati per i clienti e gli azionisti. Tale dimensione, infatti, identifica e monitora i processi aziendali interni definiti critici per il raggiungimento degli obiettivi fissati nella financial and customer perspectives e che possano soddisfare quindi le aspettative degli azionisti in termini di risultati economico-finanziari e siano in grado di soddisfare le attese del consumatore finale target.
Nella Balanced Scorecard gli obiettivi e le misure per la prospettiva dei processi aziendali interni si ricavano da strategie studiale per soddisfare le esigenze degli azionisti e dei clienti: è in questo modo che si rivelano dei processi del tutto nuovi nei quali l’organizzazione deve eccellere. Ogni azienda ha una serie specifica di processi destinati a produrre risultati economici soddisfacenti. Tuttavia Kaplan e Norton, all’interno del loro libro del 1996 “The balanced scorecard: translating strategy into action “, hanno identificato una catena di valore di base che le aziende possono adattare alle loro esigenze nella preparazione della prospettiva dei processi aziendali. Nel 2004, con il libro “Strategy Maps: converting intangible assets into tangible outcome”, Kaplan e Norton hanno presentato un’evoluzione della prospettiva dei processi interni articolata in quattro tipologie di processi: operation management process, customer management process, innovation process, regulatory and social process.
I processi di gestione operativi (operation management process: “...managers define measures that show whether the company has achieved operational excellence through improving supply chain management, resource management, asset utilization, and other internai processes”) consistono nello sviluppo e nel sostegno delle relazioni con i fornitori, nel la gestione del processo di produzione dei prodotti e sevizi, di distribuzione e consegna dei prodotti ai clienti e infine nella gestione dei rischi.
Attraverso la gestione dei clienti (customer management process) i manager individuano gli indicatori che catturano il customer value. La gestione dei clienti si compone dei processi di selezione e acquisizione dei clienti, di rafforzamento ed accrescimento della relazione con gli stessi cercando di mantenerla stabile nei tempo.
La gestione dell’innovazione (innovation process) permette di sviluppare nuovi prodotti, processi, e servizi, permettendo spesso all’azienda di penetrare nuovi mercati e segmenti di clientela. Il processo di innovazione per un progetto particolare si conclude quando l’azienda raggiunge i livelli di vendite e produzione target, in relazione a specifici livelli di funzionalità del prodotto, qualità e costi.
I regulatory and social process sono processi che aiutano le organizzazioni a guadagnarsi il diritto ad operare nella comunità e nei paesi all’interno dei quali svolgono la propria attività economica. I processi sociali e di regolamentazioni dell’impresa si dipanano nell’ambiente, nella sicurezza e salute, nell’occupazione e nella comunità locale. Una buona reputazione all’interno di questa dimensione può aiutare le imprese ad attrarre e mantenere personale altamente qualificato, rendendo i processi relativi alle risorse umane più efficienti ed efficaci.
La prospettiva dell’apprendimento e crescita
Lo scopo della quarta prospettiva è quello di fornire i driver necessari per realizzare gli obiettivi individuati nelle altre tre prospettive. È evidente, infatti, che se si vogliono raggiungere obiettivi ambiziosi di crescita a lungo termine è indispensabile effettuare investimenti non solo in impianti o in ricerca e sviluppo, ma anche nelle infrastrutture, rappresentate dalle persone, dai sistemi e dai processi.
Delle quattro prospettive, quella dell’apprendimento e della crescita descrive gli intangibile assets ed il loro ruolo all’interno della strategia. Tale prospettiva deriva dalla costatazione che senza investire nella qualificazione e nell’aggiornamento del personale e in nuovi sistemi informativi e procedure, ben difficilmente di potranno conseguire gli obiettivi a lungo termine inerenti la clientela e i processi interni, con inevitabili ripercussioni negative anche sui risultati economico-finanziari.
Nell’ambito di questa prospettiva si possono individuare tre categorie: la capacità del personale, la capacità dei sistemi informativi e la motivazione, empowerment ed allineamento. Il ruolo e le capacità delle persone che lavorano nell’organizzazione è completamente cambiato negli ultimi vent’anni. Prima le imprese assumevano persone per svolgere compili ben determinati e definiti, controllando, attraverso sistemi di monitoraggio, che essi fossero eseguiti esattamente com’erano stati progettati. Oggi, invece, la costante ripetizione dello stesso lavoro, sempre allo stesso livello di efficienza e produttività, non è più sufficiente per il successo dell’organizzazione: è necessario un miglioramento continuo, ed è opportuno che le idee per attuarlo provengano direttamente dai dipendenti che lavorano a stretto contatto con i processi interni e i clienti. Questo cambiamento richiede una riqualificazione delle persone, in modo che affianchino capacità creative a quelle puramente manuali. Da parte delle imprese è importante sviluppare misurazioni quali la soddisfazione del personale, fondamentale per l’aumento della produttività, della qualità e del servizio offerto ai clienti, la fedeltà del personale, che origina la condivisione degli obiettivi e i dei valori dell’organizzazione, nonché la conoscenza dei processi e la sensibilità alle esigenze dei clienti, ed infine la produttività del personale, che fornisce l’idea del potenziamento delle capacità e del morale dei dipendenti ed il cui scopo consiste nel rapportare il risultato finale con il numero di dipendenti utilizzati per raggiungerlo. Nell’attuale ambiente competitivo la motivazione e le capacità dei dipendenti sono condizioni necessarie ma non sufficienti per il raggiungimento degli obiettivi della prospettiva dei clienti e dei processi interni; è importante, infatti, che i dipendenti abbiano a disposizione informazioni dettagliate sui clienti, sui processi interni e sulle conseguenze economiche delle loro decisioni. E’ questo soprattutto il caso delle persone che sono a diretto contatto con il pubblico.
I dipendenti che si occupano dei processi operativi hanno invece bisogno di un feedback rapido e accurato sul prodotto o sul servizio realizzato, per poter attuare programmi di miglioramento, di eliminazione dei difetti, di riduzione dei costi e degli sprechi. Nasce cosi l’esigenza indispensabile di possedere un sistema informatico eccellente, per la revisione dei processi operativi e la reingegnerizzazione dei progetti. Il terzo fattore delia motivazione, empowerment ed allineamento, che consente l’apprendimento e la crescita, si focalizza sul clima organizzativo ideale che può favorire la motivazione e lo spirito di iniziativa dei dipendenti; infatti, anche le persone ben preparate e che hanno un ottimo accesso alle informazioni non contribuiscono al successo dell’impresa se non sono motivate ad agire nell’interesse dell’impresa o se non sono libere di prendere decisioni ed iniziative. Quando il personale è motivato ed autonomo si possono valutare gli effetti della sua creatività attraverso diverse misure: ad esempio, il numero di suggerimenti per dipendente (che indica la partecipazione attiva delle persone) o il numero di suggerimenti realizzati (che ne indica la qualità). L’esito effettivo della realizzazione dei suggerimenti sarà dato non solo da risparmi sulla spesa, ma anche dai miglioramenti nella qualità, nel tempo o nelle performance di processi interni specifici. Risultati ancora migliori si ottengono se i processi aziendali interni più importanti, come lo sviluppo di prodotti o l’assistenza alla clientela, sono progettati e realizzati da una squadra di persone, dove i singoli individui possono mettere a disposizione di lutti le loro capacità e le loro conoscenze.
A conferma della centralità del fattore umano all’interno del sistema di business, nella trentesima edizione dell’International Conference della Strategic Management Society, tenutasi lo scorso settembre a Roma, si sono discussi i temi relativi al ruolo dell’individuo, delle sue competenze, ma anche delle sue attitudini, motivazioni, ed emozioni, nei processi di formulazione e di realizzazione della strategia e nei processi di innovazione e cambiamento ed il ruolo dell’impresa nella società dopo la crisi, che ha messo in discussione le tradizionali logiche di massimizzazione del profitto.
Conclusioni
La Balanced Scorecard rappresenta uno strumento di pianificazione e controllo che, oltre a permettere una maggiore conoscenza e coscienza del business aziendale a tutti i livelli dell’organizzazione, contribuisce in maniera determinante allo sviluppo della cultura manageriale. Tale strumento dì reporting permette infatti di ottenere sia una maggiore chiarezza e consenso riguardo alla strategia adottata che fornire chiarezza all’interno dell’organizzazione con riferimento agli obiettivi prioritari da seguire. Kaplan e Norton hanno individuato diversi motivi per i quali risulta importante legare la scheda alla strategia, e quindi costruire una Balanced Scorecard che comunichi la strategia alle business unit. Innanzitutto la scheda descrive la visione del futuro a tutta l’organizzazione, creando una visione condivisa; consente inoltre a tutte le persone di capire in che modo contribuiscono al successo aziendale complessivo, pur ottimizzando la loro performance a livello decentrato ed infine individua quali investimenti e iniziative sono necessari per attuare un cambiamento, poiché se gli obiettivi e le misure sono giusti è probabile che ne conseguano comportamenti coerenti e costruttivi.
Questo modello nato in ambito privato, ha saputo adattarsi anche a contesti diversi, dimostrando una grande flessibilità ed adattabilità mediante la sostituzione o l’aggiunta di dimensioni diverse da quelle originane che, comunque, nella maggior parte dei casi sono risultate adatte. L’ambito di applicazione della Balanced Scorecard è, infatti, ampio, essendo applicabile non solo alle imprese, ma anche alle Istituzioni Finanziarie, Amministrazioni Pubbliche ed Enti no profit. All’interno di queste ultime organizzazioni, che fanno dipendere il proprio equilibro economico dalla capacità dì attrarre i capitali da un lato e dalla presenza e dal mantenimento di un rapporto di fiducia tra l’organizzazione e la comunità d’appartenenza dall’altro, sono i clienti e non gli azionisti a svolgere il ruolo di protagonisti nella costruzione della financial perspective, in quanto il fine principale dell’azienda pubblica non è la creazione di valore economico ma di valore sociale.
Balanced Scorecard è dunque lo strumento principale adottato dal management delle organizzazione operanti nell’era dell’informazione e rappresenta un modello di misurazione delle performance semplice, flessibile ed ancorato ad una logica incrementale.