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Nove consigli al governo M5s-Lega per un Fisco migliore

di Giuseppe Rebecca
portale Lettera43.it, 24 giugno 2018

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Al nuovo governo, dei suggerimenti operativi abbastanza semplici e indubbiamente migliorativi, per cittadini e imprese in materia di Fisco. Queste le proposte.

1. Limitare le agevolazioni in agricoltura
Oggi il settore agricolo è probabilmente l’unico settore in Italia praticamente quasi esente da imposte sul reddito. E questo indipendentemente dal tipo di attività svolta e dalla dimensione. Si dovrebbe porre un limite massimo di fatturato per l’applicazione della tassazione delle aziende agricole in base al reddito agrario, e questo indipendentemente dal tipo di soggetto sociale (si ricorda che qualche anno fa si era anche cercato di escludere le società commerciali, poi invece riammesse, eccetto le Spa). L'utilizzo che talvolta oggi si fa di questa agevolazione appare infatti in certi casi del tutto improprio. Per esempio, molte tra le più importanti cantine vitivinicole italiane vendono a prezzi significativi vini di qualità, senza legittimamente pagare le imposte. E questo anche se si frappone una società commerciale, cui applicare prezzi di trasferimento da parte delle aziende agricole, riconducibili alla stessa proprietà, attentamente dosati. Si tratta di un'agevolazione retaggio del passato; ove si dovesse ritenere di mantenerla, sarebbe quantomeno opportuno porre un tetto massimo, ad esempio 100 mila euro di fatturato, per società e aziende individuali. Oltre, si paghino le imposte normali, come per tutte le imprese, di qualsiasi genere.

2. Inserire una voce "da redditometro" nel modello Unico
Si potrebbe prevedere, nel modello Unico, un rigo ove dichiarare un reddito “da redditometro”, senza particolari specificazioni. Oggi, chi volesse ravvedersi non saprebbe proprio dove dichiarare un reddito senza una sua natura specifica. Che male farebbe, a dichiarare? Pagherebbe le imposte, e, almeno fino a un certo limite, sarebbe coperto. Si farebbe un po' come le percentuali per gli studi di settore, ove è previsto l'adeguamento. Si pensi a un contribuente che, in base al cosiddetto redditometro, risultasse avere un reddito inadeguato: l'accertamento sarebbe sicuro. Se volesse evitarlo, perché non consentirgli di pagare su un reddito generico?

3. Allargare le detrazioni portandole al 10%
Invece di ridurle, al contrario si potrebbe allargare la deducibilità o la detrazione degli oneri per le persone fisiche, peraltro limitandola al 10% o al 20%. Ci sarebbe più interesse a richiedere le fatture per prestazioni/acquisti deducibili; il procedimento parrebbe virtuoso. Si tratterà di valutare le tipologie di interventi (manutenzioni varie, lavori, spese per matrimonio, acquisto mobili, ecc.).

4. Consentire il pagamento in anticipo delle imposte
Perché non consentire, concedendo uno sconto almeno pari al tasso decennale dei Btp, di pagare in anticipo le imposte? I contribuenti potrebbero scegliere se investire le loro risorse nei titoli di debito dello Stato oppure in imposte anticipate; nel corso degli anni, poi, attingerebbero dal loro “tesoretto” personale. Il tutto potrebbe essere incentivato con uno sconto percentuale limitato. Il provvedimento era stato adottato in Belgio qualche decennio fa, ma non ne conosciamo l’impatto.

5. Ripensare le tasse in chiave moderna
Ogni epoca è caratterizzata dalle sue tasse, da sempre. Si cambia il modo di vivere, cambiano i consumi, ma il Principe (ora il governo) è sempre pronto a tassare il comportamento umano. Nei primi anni dell'800, quante lotte, anche cruente, in tutta Italia, contro l'odiosa tassa sul macinato che dava all'erario oltre l'80% delle entrate totali. Poco importava se la gente povera moriva di fame, se i mugnai lavoravano murati nei loro mulini. Le entrate erano assicurate. La farina era un bene essenziale, non se ne poteva fare a meno, ed ecco i vari governi di quel tempo pronti a tassarla. Tornando ai nostri giorni, il contatore dei giri della ruota del mulino è stato da tempo sostituito dall'erogatore della benzina. Stesso principio, stesso contatore, stessa tassa. Su ogni litro di benzina, oggi circa tre quarti del prezzo pagato vanno all'erario. È una esagerazione bella e buona. Per non parlare poi della tassazione della casa. Comunque, tutta roba da buttare. La tassa del futuro sarà sulle comunicazioni e su internet. I francesi ci stanno già pensando; internet, tablet e smartphone.

6. Tassare i trasporti per favorire il chilometro zero
Si potrebbero tassare i trasporti, di persone e cose, favorendo il chilometro zero. I trasporti inquinano e necessitano di investimenti elevati, molto elevati per le infrastrutture. Pare assurdo mangiare frutta fuori stagione. E viaggiare lontano, anche molto lontano, con prezzi di trasferimento aerei decisamente bassi, quando poco si conosce della propria nazione. Certo ci saranno proteste, ma la logica sarebbe rispettata, con una tassa sui trasporti, di persone e cose.

7. Rivedere i valori da tassare nelle cessioni degli immobili
L’applicazione del criterio di determinazione automatica del valore, per gli immobili, è stata buona cosa. Non è però sufficiente, essendo oggi limitata l’applicazione del principio prezzo valore alle sole abitazioni acquistate dai privati. Perché costringere, e di fatto è quasi una costrizione, per l’acquirente, a dichiarare il valore catastale, o poco più, e gestire la differenza “in nero”? Sarebbe semplice: tassare sempre l’atto sulla base del valore automatico, e l’eventuale maggior valore rispetto al prezzo tassarlo allo 0,50%, massimo 1%. Non ci sarebbero più problemi, in molti atti, e tutto sarebbe più semplice, senza obbligare ad effettuare manovre strane. Per non danneggiare gli acquirenti, poi, servirebbe una disposizione che limitasse la applicabilità della tariffa, da parte dei notai, al valore automatico. Così si avrebbe la quadratura del cerchio.

8. Applicare un trattamento neutro in materia di permute immobiliari
Perché non agevolare il privato che cede il proprio bene all'impresa che lo ristruttura? Oppure la permuta di un immobile usato contro un nuovo? La doppia imposizione blocca il mercato, già così poco ricettivo. Un trattamento neutro, come per le auto, dovrebbe dare un bell'impulso al mercato, con un conseguente aumento del gettito complessivo.

9. Tassare la pubblicità
Siamo perseguitati da messaggi pubblicitari. Giornali, tivù, radio, pubblicità stradale, posta, telefono. La funzione informativa, che una volta caratterizzava la pubblicità, ora non ha certamente più ragion d'essere. Ed allora, se la pubblicità serve solo a vendere di più, se si prende un po' delle nostre libertà, del nostro tempo, della nostra attenzione, perché non tassarla, un po'. La pubblicità infastidisce, e chi disturba è giusto che paghi un po'. Questa è una proposta già avanzata da altri almeno 15 anni fa, ma fin da subito molto osteggiata. Addio giornali, addio TV commerciali, si era detto. Nulla di realistico. Ci sarebbe solo un po' di pubblicità in meno, che però attirerebbe di più l'attenzione, e potrebbe essere venduta a prezzi superiori, e qualche entrata in più per l'erario. Se poi un giornale o un mezzo di comunicazione proprio non ce la fa, pazienza, vuol dire che non era comunque interessante.

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