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Otto mosse per un Fisco a misura di cittadini e imprese

di Giuseppe Rebecca
Il Sole 24 ORE - Norme & Tributi - 26 ottobre 2016

Il Governo vorrebbe ridurre l'Irpef, e lo farà, anche se con applicazione differita, al 2018 (e quindi primi effetti nel 2019). Ma a ben vedere, potrebbero essere attuati dei provvedimenti fin d'ora, e consentire così una anticipazione di questa importante riduzione.

Ecco le proposte:

Limitare le agevolazioni in agricoltura. Si potrebbe porre un limite massimo di fatturato per la tassazione delle aziende agricole in base al reddito agrario. L'utilizzo che talvolta oggi si fa di questa agevolazione appare infatti improprio. Per esempio, molte tra le più importanti cantine vitivinicole italiane vendono a prezzi elevati, ovviamente vini di qualità, senza legittimamente pagare le imposte. Se poi le vendite le fa una impresa commerciale collegata alla stessa proprietà, basterà un attento dosaggio dei prezzi di trasferimento e di imposte non se ne parla. L'agevolazione per gli agricoltori è un retaggio del passato; se si decide di mantenerla, è opportuno porre un tetto massimo, ad esempio, 100.000 euro di fatturato, per società e aziende individuali. Oltre, si pagano le imposte normali, come tutti.

Redditometro. Perché non prevedere, nel modello Unico, un rigo ove dichiarare un reddito “da redditometro”, senza particolari specificazioni? Oggi, chi volesse ravvedersi, non sa proprio dove dichiarare un reddito senza una sua natura specifica. Che male farebbe, a dichiarare? Paga le imposte, e, almeno fino a un certo limite, è coperto. Si farebbe un po' come le percentuali per gli studi di settore, ove è previsto l'adeguamento. Si pensi a un contribuente che, in base al cosiddetto redditometro risultasse avere un reddito inadeguato: l'accertamento sarebbe sicuro. Se volesse evitarlo, perché non consentirgli di pagare su un reddito generico?

Detrazioni al 10 per cento. Si potrebbe allargare la deducibilità o la detrazione degli oneri per le persone fisiche, peraltro limitandola al 10% o al 20 per cento. Ci sarebbe più interesse a richiedere le fatture per prestazioni/acquisti deducibili; il procedimento parrebbe virtuoso. Si tratterà di valutare le tipologie di interventi (manutenzioni varie, lavori, spese per matrimonio, acquisto mobili, ecc.).

Pagamento in anticipo delle imposte. Lo si potrebbe consentire, concedendo uno sconto pari al tasso decennale dei Btp. I contribuenti potrebbero scegliere se investire le loro risorse nei titoli di debito dello Stato oppure in imposte anticipate; nel corso degli anni, poi, attingerebbero dal “tesoretto” personale. Il tutto potrebbe essere incentivato con uno sconto dell'1 per cento . Il provvedimento è stato adottato in Belgio già 25 anni fa, ma non ne è noto l'esito.

Lease back. Mediante tale operazione, sempre più frequente nel mondo delle imprese, si cede un bene a una società di leasing, con la quale si stipula poi un contratto. Si potrebbe rendere fiscalmente neutrale il “sale and lease back”, oppure far pagare su una plus ridotta. Oggi la plus, da un punto di vista fiscale, è tassata subito o al massimo in 5 anni: renderla neutra, o tassabile solo in parte o comunque per un periodo più lungo, agevolerebbe le imprese sotto l'aspetto finanziario, senza danni per il sistema.

Tassa sulla giustizia. La giustizia è oggi l'unico servizio pubblico essenzialmente gratuito per tutti; c'è il contributo unificato, ma è poca cosa raffrontata al mero costo del processo, enorme. Si paga per la salute, perché allora non pagare per la giustizia? Per i non abbienti, esoneri come per il ticket sanitario.

Tasse sui beni. Ogni epoca ha le sue tasse, da sempre. Si cambia il modo di vivere, cambiano i consumi, ma il Principe (e ora il Governo) è sempre pronto a tassare il comportamento umano. Ai primi dell'800, quante lotte, in tutta Italia, contro l'odiosa tassa sul macinato che dava all'erario oltre l'80% delle entrate totali. Poco importava se la gente povera moriva di fame, se i mugnai lavoravano murati nei loro mulini. Le entrate erano assicurate. La farina era un bene essenziale, non se ne poteva fare a meno, ed ecco i vari governi di quel tempo pronti a tassarla. Ma tornando ai nostri giorni, il contatore dei giri della ruota del mulino è stato da tempo sostituito dall'erogatore della benzina. Stesso principio, stesso contatore, stessa tassa. Su ogni litro di benzina, circa tre quarti del prezzo pagato vanno all'erario. È una esagerazione bella e buona. Per non parlare poi della tassazione della casa. Comunque, tutta roba da buttare. La tassa del futuro sarà sulle comunicazioni e su internet. I francesi ci stanno già pensando; internet, tablet e smartphone.

Permute immobiliari. Perché non agevolare il privato che cede il proprio bene all'impresa che lo ristruttura? Oppure la permuta di un immobile usato contro un nuovo? La doppia imposizione blocca il mercato, già così poco ricettivo. Un trattamento neutro, come per le auto, dovrebbe dare un bell'impulso al mercato, con un conseguente aumento del gettito complessivo. Chissà cosa ci riserverà il prossimo futuro, in materia di manovre fiscali. Imprese e lavoratori, tutti, hanno bisogno, oltre che di una riduzione delle imposte, al momento solo promessa, di semplificazione e soprattutto di stabilità.

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