La riforma del fallimento – Due proposte
di Giuseppe Rebecca
Il Commercialista Veneto, N. 229 - Gennaio / Febbraio 2016
La riforma del fallimento predisposta dalla Commissione Rorford è pronta da tempo. Ora ha passato anche il vaglio di Confindustria (Il Sole 24 Ore del 22 novembre 2015). Lo schema di legge delega è stato già anticipato in sede di convegni vari e trova un consenso generale.
Ci permettiamo suggerire due particolari interventi, forse marginali, ma non per questo meno importanti. Riguardano le sanzioni e le penalità come pure i privilegi. Quanto alle sanzioni e penalità, si suggerisce di prevedere che le multe, ammende, pene pecuniarie, pene accessorie e qualsiasi penalità (di ogni genere, oppure solo fiscali) vengano annullate in caso di pagamento integrale, in sede di I riparto, del debito in conto capitale (un po’ come è stato fatto, una tantum, con la legge n. 410 del 29 novembre 1997, art. 6 bis, conversione del D.L. 29 settembre 1997 n. 328).
L’erario e gli enti coinvolti non ci rimetterebbero nulla, e i creditori potrebbero così trovare maggiore soddisfazione.
Altra cosa, più dirompente, riguarda la ripartizione proporzionale delle perdite a tutti i creditori ammessi allo stato passivo. Oggi la situazione è questa: una selva di privilegi, frutto di poche norme di base implementate nel tempo sulla base di spinte di tante categorie. I creditori chirografari sono così sempre più i veri paria del fallimento, quelli che ne sopportano, sempre, il peso maggiore, se non addirittura integrale. I creditori privilegiati assorbono quasi sempre tutto l’attivo del fallimento, il che forse non è del tutto equo. Al di là di una necessaria rivisitazione dei privilegi, con congruo snellimento delle previsioni, potrebbe risultare interessante una innovazione semplice. Distribuire una perdita, necessariamente piccola, a tutte le categorie di soggetti creditori, perdita che aumenta con il passaggio ai successivi privilegi nella scala dei privilegi stessi. Semplificando: si potrebbe attribuire alla prededuzione il pagamento pieno, ai dipendenti una perdita dell’1%, agli enti previdenziali una perdita del 5%, ai professionisti, artigiani e agenti una perdita del %, alle imposte una perdita del % e così via… . Ciò per tutti i creditori, o almeno quelli con il credito più recente. La percentuale non sarebbe rilevante per il singolo creditore, e consentirebbe sicuramente di soddisfare più creditori; i creditori chirografari potrebbero quindi aspirare a qualche maggiore soddisfazione, con un piccolo sacrificio degli altri creditori.