Corte dei conti, chi vigila sulle spese dei controllori?
di Giuseppe Rebecca e Michela Ceccon
portale Lettera43.it, 10 marzo 2014
Di questi tempi, si parla tanto di spending review, di necessità di tagli alla spesa pubblica e di pressione fiscale eccessiva. E allo stesso tempo vedere quanto sperpero di denaro pubblico ci sia, fa quanto meno innervosire. Per controllare la corretta gestione delle risorse pubbliche, al fine di garantirne un impiego improntato alla regolarità, all’efficienza e all’efficacia, la Costituzione ha previsto l’organo della Corte dei conti (articoli 100 e 103). E numerosi sono gli interventi della Corte contro gli sprechi delle risorse pubbliche. Tra gli ultimi, la recente deliberazione adottata il 5 dicembre 2013 sulla destinazione e gestione del 5 per mille, in cui la Corte ha denunciato i ritardi e sperequazioni nella devoluzione della quota Irpef a scelta dei contribuenti.
ORGANO CHE VIGILA SUI SOLDI. Tra le critiche mosse dalla Corte, la mancanza di una legge organica in grado di evitare inefficienze e appesantimenti burocratici, la presenza di innumerevoli beneficiari tra cui enti di dubbia finalità benefica, le accuse agli intermediari abilitati alla trasmissione della dichiarazione dei redditi di promuovere iniziative a loro collegate. O ancora, l’invito all’Inps, espresso nell’audizione presso la commissione parlamentare di controllo sugli enti previdenziali del 27 febbraio, di incrementare i controlli sulle prestazioni assistenziali erogate. Questo al fine di evitare che gli assegni assistenziali, finanziati dalla fiscalità generale, siano destinati a persone non aventi diritto.
SPESE LIEVITATE DI 9 MILIONI. La Corte dei conti è un organo indubbiamente importante, ma chi vigila sull’utilizzo che essa fa delle proprie risorse? Solo negli ultimi due anni le spese sono lievitate di 9 milioni di euro, passando da 315 a 324 milioni. E lo Stato, in un periodo come questo in cui si discute tanto di contenimento della spesa pubblica, aumenta i sussidi, passando da circa 279 milioni nel 2012 a 281 milioni di euro. Il bilancio di previsione per l’anno finanziario 2014 - consultabile dal sito istituzionale della Corte dei conti - prevede una spesa totale di quasi 324 milioni di euro, circa il 3% in più rispetto al dato evidenziato nel conto finanziario relativo all'esercizio 2012, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 149 del 27 giugno 2013. Senza considerare che il dato preventivo verrà quasi certamente rivisto al rialzo. Per un confronto con il dato 2013 dobbiamo invece attendere, non essendo ancora disponibile il Conto consuntivo. In base alle previsioni, il bilancio dello Stato riserverà all’organo 2,4 milioni di euro in più rispetto al 2012. Il 73% dei costi riguardano il personale della Corte dei conti Dalla lettura del Bilancio di previsione 2014, si evince che la voce di spesa che pesa di più è quella del personale: per l'anno in corso, si stima che magistrati e personale amministrativo verranno a costare 235 milioni di euro (73% del totale). Vale a dire 8 milioni in più del 2012. Gli stipendi e gli assegni fissi destinati ai magistrati, circa 600, a quanto pare pesano per più di un terzo. In sostanza, il bilancio preventivo della Corte dei conti riserva circa 180 mila euro all’anno a ogni magistrato, suscitando così la più che legittima invidia dei colleghi giudici ordinari. A copertura delle spese per gettoni di presenza e indennità di missione ai componenti del Consiglio di presidenza, per buoni pasto e per indennità e rimborso spese di trasporto, sono stati stanziati più di 3,5 milioni di euro. Tra le altre spese, spiccano quelle per la ristrutturazione, la manutenzione e l’adattamento dei locali e per l’acquisto di immobili, arredi ed altre attrezzature, per le quali si prevede saranno necessari 6,5 milioni di euro.
AL PRESIDENTE 26 MILA EURO MENSILI. Sul sito della Corte dei conti sono disponibili anche i dati relativi ai compensi degli incarichi di vertice. Al presidente Raffaele Squitieri, in carica dal 4 novembre 2013, sono riservati circa 312 mila euro. Ossia, 26 mila euro lordi al mese. Anche a livello dirigenziale i compensi sono generosi. Per i quattro dirigenti di prima fascia, lo stipendio medio ammonta a 135 mila euro, mentre ai 51 dirigenti di seconda fascia sono riservati tra i 68 ed i 76 mila euro. I soli dirigenti costano complessivamente 4,3 milioni di euro, somma cui andranno poi aggiunte le retribuzioni di risultato. Ci sono poi gli altri incarichi amministrativi di vertice del Consiglio di presidenza, segretariato generale e altri uffici di diretta collaborazione. Si va da un minimo di 137 mila euro a un massimo di 312 mila euro, spettanti al procuratore generale della Corte, destinatario di un trattamento economico pari a quello di Squitieri. In totale, si arriva a 4,4 milioni di euro, senza contare i compensi spettanti per altri incarichi ricoperti.
LA MACCHIA DELL'ASSENTEISMO. La Corte dei conti denuncia l’assenteismo dilagante nell’ambito delle amministrazioni pubbliche. Tuttavia, essa non è esente dal presentare assenze consistenti. La Corte mette a disposizione sul proprio sito, nella sezione «Amministrazione trasparente-personale», le rilevazioni mensili sui tassi di assenza negli uffici dirigenziali. Per il 2013, la percentuale media annua di assenze, calcolata considerando complessivamente tutti gli uffici, è pari al 30,5%. L’ufficio meno virtuoso è quello della segreteria della I Sezione giurisdizionale centrale d’appello. Composto da 20 dipendenti, mostra un tasso di assenteismo annuo medio del 45,3%. Sicuramente ci saranno delle ragioni, ma il dato appare molto elevato. In conclusione, l’organo deputato a fungere da garante contro la mala gestio del denaro pubblico a sua volta non pare porre particolare attenzione nella sua gestione. E lo Stato, in un periodo come questo in cui si discute tanto di contenimento della spesa pubblica, provvede ad aumentare il Fondo stanziato per il funzionamento della Corte, anche se l’aumento non pare esagerato.