Gli azionisti di minoranza. Una proposta inlgese
Il Commercialista Veneto, N. 202 - Luglio/Agosto 2011
Gli azionisti di minoranza contano come il due di picche. Possono prendere la parola alle assemblee, possono, con certe limitazioni, assumere informazioni specifiche, ma di fatto non gliene importa a nessuno. Nelle società quotate, poi, con la maggioranza dei soci molto spesso vincolata da un patto di sindacato, non contano proprio nulla. Il Ministro inglese Lord Paul Myners tempo fa ha lanciato una proposta semplice: istituire un mercato dei diritti di voto. I piccoli azionisti potranno così cedere i loro diritti, oppure acquisirli. Potrebbero anche essere previsti dei bonus share per gli azionisti fedeli, dopo un certo numero di anni di azionariato. Lo strumento appare interessante, anche se in realtà l’innovazione potrebbe comportare pochi o nulli effetti pratici, alla fine. Una difficoltà pratica è: come determinare il prezzo? Ma quanto può valere un diritto, che rimane pur sempre del tutto teorico, e che non può quasi mai influire? In Gran Bretagna la proposta è stata molto criticata dai fondi, che hanno un ruolo molto importante nel modello inglese, al contrario che da noi, dove questa presenza non è invece così rilevante. Probabilmente la proposta è ancora rozza, ma potrebbe essere l’inizio di un nuovo modo di considerare i soci, anche i più piccoli. (...).