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>> Anno 2009

L'art banking - Servizio di nicchia per clientela di elevato standing

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di Giulia Tescaro
Il Commercialista Veneto, N. 188 - Marzo/Aprile 2009 

Premessa

Negli ultimi anni gli intermediari bancari hanno reagito alle trasformazioni del loro contesto competitivo orientando maggiormente la loro offerta per segmenti di clientela (private, corporate e retail). In particolare molto interesse è stato riscontrato per la clientela di elevato standing, ovvero per quei soggetti che affidano alla banca un patrimonio intorno al milione di euro. La crescente attenzione verso la relazione con questi clienti ha portato molte banche ad ampliare la gamma d’offerta dei servizi di private/wealth private banking (oltre alle gestione finanziaria, la consulenza in materia tributaria, in ambito immobiliare, riguardo a veicoli societari, servizi fiduciari e trust e infine all’investimento in opere d’arte) .In particolare, seguendo l’esempio di Citibank , UBS, Deutsche Bank, Intesa San Paolo, Unicredit, Banca Aletti, BPM private, Credit Suisse, MPS e Ubi attualmente offrono a diverso livello il servizio di art banking . L’analisi di queste realtà ha avuto l’obiettivo di verificare la veridicità dell’approccio teorico, che dovrebbe vedere la banca come l’intermediario, che in ottica di open architecture, assiste il cliente nella gestione dell’opera d’arte come un’alternative investment, ovvero un vero e proprio financial investment.L’evidenza empirica ha invece rivelato una situazione attuale dove il servizio, anche se ricondotto alla banca, si delinea come accentrato sulla stima/valutazione dell’opera e sull’assistenza al passaggio generazionale nei confronti di clienti-collezionisti (soggetti che manifestano una passione per l’arte e non solamente un interesse a investire denaro) , più che sull’offerta di una gestione dell’investimento in arte in ottica finanziaria (servizi quali i finanziamenti garantiti da opere d’arte, la costituzione di pegno su opere d’arte, l’offerta di sottoscrizione a fondi di investimento in arte sono ancora in fase di elaborazione, anche da parte delle banche private italiane più sofisticate) . Tuttavia il crescente sviluppo di ricerche empiriche sul mercato americano induce a prevedere una crescente diffusione anche nel nostro Paese di approcci quantitativi che considerino l’art as financial investment. (...)

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