Vicenza, Lunedì 30 Dicembre 2024

Vecchia fusione rivalutativa: una attuale valida alternativa

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di Giuseppe Rebecca
Il Fisco, N. 4/2000

Le fusioni hanno costituito, per lungo tempo, un mezzo fiscalmente ammesso per rivalutare i beni senza oneri fiscali, consentendo anche disinvolte applicazioni della norma. Il disavanzo di fusione poteva infatti essere utilizzato per rivalutare i beni senza alcun pagamento di imposta anche in permanenza dello stesso ambito societario. Da parecchi anni non è più così, ed anzi oggi le fusioni sono penalizzate; il disavanzo da annullamento non è riconosciuto fiscalmente, e ciò si traduce in una duplicazione di imposta. Illustreremo, in questo articolo, una valida alternativa che non vuole certamente essere un invito alla elusione, ma la segnalazione di una opportunità, ricordando che è comunque sempre richiesta la presenza di valide ragioni economiche, per porre in essere queste operazioni. Il caso riguarda tutte le società che si intende cedere a valori superiori a quelli di libro. Per il cedente persona fisica non c’è scappatoia al capital gain (12,50% oppure 27%). Per l’acquirente, e questo articolo riguarda l’acquirente, si potrà ricorrere a quanto qui indicato. Una avvertenza fin da subito: mai fare la fusione, pena la perdita di ogni recupero di quanto pagato in più, rispetto al contabile. Abbiamo volutamente utilizzato il termine recupero perché proprio di recupero fiscale si tratta, e ove si attuasse una fusione, ogni recupero sarebbe precluso. (...)

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