Riforme & riformati
di Giuseppe Rebecca
Il Commercialista Veneto, N. 153 maggio-giugno 2003
La riforma tributaria riserva brutte sorprese alle società di capitali. Chi si è costruito il suo bel giardinetto di canestri lo può salutare. E’ tutto da gettare. Oggi ci sono società caratterizzate da situazioni di canestri assai diversificate; in futuro, saranno tutte uguali. L’entità dei canestri, sia per canestri A che per canestri B, punto interessa. Non serve più. Tutto alle ortiche. Si confida in un ripensamento, ma sul punto non si riscontrano ad oggi previsioni a tutela delle società con elevati canestri, nemmeno nello schema di nuovo testo unico. Taluno ha ipotizzato una specie di affrancamento, con una imposizione modesta, oppure un doppio regime, temporaneo. Certo che il problema dovrà essere risolto. Forse può valere la pena di portarci a casa i canestri, finchè ci sono. Dividendi maltrattati Le persone fisiche titolari di dividendi derivanti da partecipazioni qualificate saranno trattate peggio, con la riforma tributaria. Non è ancora stabilita la percentuale di imponibilità del dividendo, ma questo, senza più alcun credito di imposta, parteciperà appunto in percentuale al reddito complessivo e sarà tassato al 23% o 33% (sotto o sopra i 100.000 euro di reddito). Lo stesso Ministero stima un maggior introito per l’Erario dai 100 a 500 milioni di euro, per anno. Il nuovo regime, comunque, sarà sempre più oneroso. C’è invero la clausola di salvaguardia, in base alla quale nessuno pagherà di più, rispetto a prima. Non è però detto per quanto tempo né come funzionerà. Nel frattempo che sia meglio distribuire i dividendi?(...)