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L’ISTAT: oscurati i fallimenti

di Giuseppe Rebecca
Il Commercialista Veneto, N. 228 - Novembre  / Dicembre 2015

Premessa

L’Istituto Nazionale di Statistica è un ente di ricerca pubblico. Presente nel Paese dal 1926, è il principale produttore di statistica ufficiale a supporto dei cittadini e dei decisori pubblici. Opera in piena autonomia e in continua interazione con il mondo accademico e scientifico.

Dal 1989 l’ISTAT svolge un ruolo di indirizzo, coordinamento, assistenza tecnica e formazione all’interno del Sistema statistico nazionale (Sistan). Il Sistema è stato istituito con il D.Lgs. n. 322/1989 come modificato dal dpr n.166/2010 per razionalizzare la produzione e diffusione delle informazioni e ottimizzare le risorse destinate alla statistica ufficiale.

Del Sistan fanno parte l’ISTAT, gli uffici di statistica centrali e periferici delle amministrazioni dello Stato, degli enti locali e territoriali, delle Camere di Commercio, di altri enti e amministrazioni pubbliche, e altri enti e organismi pubblici di informazione statistica.

Mission

La missione dell’Istituto nazionale di statistica è quella di servire la collettività attraverso la produzione e la comunicazione di informazioni statistiche, analisi e previsioni di elevata qualità.

Vision

L’ISTAT intende essere un’amministrazione innovativa, che si impegna al servizio della collettività, valorizzando la professionalità e l’integrità del proprio personale, creando appropriate condizioni di lavoro e minimizzando il proprio impatto sull’ambiente.

Tutto questo l’abbiamo tratto dal sito ufficiale dell’ISTAT.

Le statistiche

L’ISTAT si occupa di molti settori dell’economia e della vita sociale italiana. Rileva i prezzi, a vari livelli, fa indagini strutturate sull’occupazione, sulle imprese, sulle spese, sulla sanità, sulla vita media, sulla cultura, sui redditi, sugli omicidi, sui furti, sui matrimoni e sui divorzi. Non c’è settore che non sia trattato. O meglio, un settore c’è, dal 2009. Probabilmente è stato ritenuto essere il settore meno interessante di tutti, un settore da trascurare o perché considerato irrilevante, o perché fastidioso o per chissà quale altra motivazione.

E così, nell’indifferenza generale, dei cittadini, dei giudici, dei professionisti, delle imprese, di tutti, dal 2009 è stato abolito il servizio statistico sui fallimenti e sulle procedure concorsuali.

Ricordiamo che l’ISTAT svolgeva le attività di rilevazione , controllo e gestione dei dati e/o informazioni relative alla statistica giudiziaria in materia civile, penale e amministrativo-contabile nonché analisi ed elaborazione dei dati correlate alle nuove esigenze informative del Ministero di Giustizia. Ora le competenze dell’importante struttura sono state letteralmente frantumate e sparse all’interno di tre direzioni centrali che poco o nulla hanno in comune con la Giustizia. L’improvvisa decisione è stata presa nonostante una relazione del presidente Biggeri del 24 novembre 2008, nella quale si parlava, invece, della necessità di rilanciare il Servizio (Mercogliano Katiuscia [1]).

Con la soppressione del Servizio delle statistiche giudiziarie viene meno uno degli strumenti che, per decenni, ha contribuito a monitorare uno dei settori vitali del Paese. Usi/RdB-Ricerca (Sindacato Nazionale Lavoratori della Ricerca dell’Unione Sindacale Italiana affiliato alle Rappresentanze Sindacali di Base) ha chiesto che della questione se ne occupino il Ministro di Grazia e Giustizia, il Csm e l’Associazione Nazionale Magistrati, la cui attività, come noto, non può prescindere dalla esistenza di adeguati e seri strumenti informativi tra i quali rientravano a pieno titolo le Statistiche Giudiziarie.

Invece di potenziare un servizio sicuramente utile, lo si chiude, disperdendo le esperienze e le competenze accumulate in decenni di servizio.

L’abolizione

Ma quello che dispiace di più, nell’abolizione di questo servizio, è stata l’indifferenza generale. Nessuno si è mai occupato di sollevare questo problema, quanto meno per una richiesta di chiarimenti. Nessun Deputato, nessuna Senatore, nessuna Amministrazione, nessuna organizzazione professionale. Proprio nessuno, insomma.

Con provvedimento del 25 maggio 2009 l’ISTAT ha così abolito, di punto in bianco, immotivatamente, il servizio statistiche delle procedure concorsuali, attivo dal 1938. Le ultime statistiche pubblicate hanno riguardato quindi il 2007.

I dati allora analizzati riguardavano:

- la durata delle procedure, distinte per Tribunale;

- l’ammontare dell’attivo e del passivo;

- l’ammontare delle spese di procedura;

- l’ammontare del compenso dei curatori e dei commissari;

- il grado di soddisfazione dei creditori chirografari;

- per i concordati, altri dati.

I dottori commercialisti curatori fallimentari meno giovani si ricorderanno di sicuro che alla chiusura di ogni procedura era richiesto di depositare anche la scheda statistica.

La mancanza impediva la chiusura della procedura stessa, e quindi anche il pagamento del compenso al curatore.

Per i fallimenti la scheda era verde, o almeno così ce la ricordiamo.

Ogni anno venivano poi elaborate le analisi relative a due anni precedenti. E da queste si poteva capire l’andamento delle procedure, se erano di più o di meno, quali erano le spese di procedura, quanto percepivano i curatori e gli altri soggetti legati alla procedura, quanto percepivano i chirografari e così via.

Tutto spazzato via, ora.

Ma è mai possibile? Si fanno statistiche di tutti i tipi, anche forse di non rilevante interesse collettivo, e proprio in un periodo di grande crisi quale quello iniziato nel 2007, si abbandonano le rilevazioni statistiche delle procedure concorsuali? Ha un senso, tutto ciò?

Potrà essere detto che il Cerved ha le sue statistiche, per i fallimenti. Ma queste sono fatte in modo differente. Innanzitutto le rilevazioni numeriche hanno sempre differito, e non si è mai capito perché, come pure nessuno si è mai premunito di cercare di analizzare queste differenze (semplicisticamente è stato detto che la differenza probabilmente riguardava i carichi delle procedure di fine d’anno, ma l’analisi non era concorde) e in ogni caso mancavano del tutto le altre rilevazioni. Il solo numero dei fallimenti oggi disponibile pare troppo poco.

Cosa chiedere

Si dovrebbe richiedere a gran voce il ripristino di queste statistiche.

Sono indispensabili per una analisi motivata dell’andamento delle procedure concorsuali, dell’efficacia o meno dei provvedimenti o di come si stia andando. E questo dovrebbe essere chiesto a gran voce dai magistrati, dai dottori commercialisti, dagli avvocati, dalle associazioni di categoria degli imprenditori, dal mondo dell’università. Chi si farà portavoce?



[1] http://edasociety.educazione-degli-adulti.it/farm

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