Tasse, il freno del mercato immobiliare
di Giuseppe Rebecca
portale Lettera43.it, 3 settembre 2013
Il mercato immobiliare è in profonda crisi, sia per il nuovo che per l’usato. Una fetta di mercato, nemmeno molto limitata, di fatto si trova bloccata. Riguarda il settore abitativo, e le famiglie già proprietarie di immobili che vorrebbero magari cambiare casa, migliorando il loro standing abitativo.
Possono avere un po’ di denaro, non vogliono o non possono o comunque hanno timore di accendere mutui (è proprio il caso di dire accendere) e desiderano comprare un’altra abitazione mediante permuta di quella di proprietà, versando in contanti la differenza.
Con i tempi sempre più lunghi necessari per rivendere una casa, oggi (si va dai 7 mesi a quasi un anno), spesso è proposta una permuta proprio allo stesso venditore/impresa di costruzioni. Questa impresa, a meno di tenere l’immobile in preliminare per un lungo periodo di tempo (ma si corrono sempre rischi, anche in presenza di una eventuale procura irrevocabile) è alla fine obbligata ad intestarsi il bene, con ciò sostenendo imposte d’atto rilevanti (10% in tutto). In un momento di estrema attenzione ai prezzi, quest’onere diventa eccessivo e di fatto rende spesso inaccettabile la stessa proposta permuta. E così l’imprenditore edile non vende il bene nuovo e il privato non cambia casa.
Perché allora non proporre una cosa molto semplice, peraltro già avanzata in passato: per le imprese costruttrici, o comunque per le società immobiliari che vendono immobili nuovi, perché non consentire di intestarsi abitazioni o anche uffici da rivendere come abitazione senza alcun pagamento di imposte, in perfetta neutralità, quindi?
Un po’ come possono fare i concessionari d’auto per la intestazione dell’usato. In effetti ci si può anche stupire del fatto che si sia favorito il settore del mercato dell’auto, cosa in effetti condivisibile, e invece nulla si sia fatto per il settore immobiliare, che è di tutta evidenza valere sensibile di più.
Si tratta di una proposta indubbiamente virtuosa; si dà sviluppo al settore, che ne ha estremamente di bisogno, si vende il nuovo e si vende il vecchio. L’erario incassa così le imposte sulle due vendite (ancorchè quelle sull’usato un po’ più avanti). A situazione attuale, invece, su queste operazioni l’erario non incassa alcunché, in quanto nemmeno più si fanno, queste permute, e tutto resta immobile.
Per completare la questione, poi, andrebbe abolita ogni tassazione sull’invenduto, che sono le merci di queste imprese. L’abolizione dell’IMU ora attuata sembra andare proprio in questa strada. Da anni le associazioni di categoria chiedevano questa esenzione (anni fa era per l’ICI), ma i nuovi governi erano rimasti del tutto sordi, fino ad oggi. E pensare che una imposta sulle rimanenze, perché così sono gli immobili per le imprese edili, non pare per nulla equa, anche perché viene a colpire solo alcuni beni, piuttosto che altri.
Ministro Saccomanni, cosa ne dice? Vale la pena di favorire il mercato immobiliare?