Vicenza, Domenica 22 Dicembre 2024

>> Anno 2019

Le tasse hanno un sesso? (il paradosso dell’elusione)

di Giuseppe Rebecca
Il Commercialista Veneto, N. 251 settembre/ottobre 2019

Questo breve articolo è titolato “Le tasse hanno un sesso?”.

Ho fatto come ha fatto Moisès Naìm ne Il Sole 24 ORE del 12 maggio 2009, che a sua volta ha fatto come Nicholas Kristoff, editorialista del The New York Times.

Titolo ammiccante, accalappia lettori, per farsi leggere anche da persone non solite alla lettura, o poco attente, anche se poi il tema non è trattato.

Qui parliamo molto in breve dell’elusione e dell’abuso del diritto. Brevi notarelle, senza pretesa alcuna.

Innanzitutto l’elusione è un “monstre” che forse nemmeno esiste, salvo poi doversi invece ricredere, all’atto pratico. Se si elude, non si applicano le norme, non può che essere così. Ma se si sconfigge l’elusione, allora non si elude più, e tutto si rimette in ordine. Ecco perché l’elusione si potrebbe anche svelare un paradosso, giocando con le parole. In realtà invece esiste, eccome.

Ma veniamo all’abuso del diritto. La presa di posizione della Cassazione a Sezioni Unite (3 sentenze del 23 dicembre 2008, tra tutte la n. 30057) è decisamente forte, e a mio avviso eccessiva.

Nel nostro sistema abbiamo un TUIR per principi e una normativa antielusione per casi, ben tipicizzati. Ora voler inserire anche nella elusione un principio, l’abuso del diritto, come ha fatto la Cassazione, pare una forzatura. Perché altrimenti ci sarebbero i casi.

Riportiamo un intervento, un po’ datato, di Francesco Moschetti (Il Sole 24 ORE, 16/03/2009 per A.N.T.I.): “A fronte del massimo livello di giustizia, il legislatore ha preferito un prudente cammino verso la giustizia, soppesato con le tipizzazioni di legge, e dunque la certezza del diritto. Questa scelta è anche frutto di esperienze storiche. L’esperienza passata dell’autoritarismo, a livello costituzionale ha portato a una disciplina dell’Esecutivo forse poco efficace; ma ciò è stato preferito (come male minore) alla luce di altri valori ritenuti tutt’altro che secondari. Parimenti, la scelta di non dare all’interprete poteri di applicazione di clausole generali antielusive, disancorate dal riferimento a casi tipici, è stata frutto di una voluta prudenza, che privilegiava l’aspetto democratico della fonte creativa di norme, anche a scapito di eventuali ingiustizie nei singoli casi”.

Nell’attesa che il legislatore intervenga a mettere un po’ di ordine, i contribuenti dovranno fare molta attenzione, e prepararsi anticipatamente.

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